Da Capo a Leader: l’Empowerment che funziona

Mindset flessibile, visione e apertura al cambiamento: coltivare l’Empowering Leadership per acquisire autorevolezza dinnanzi al team

Quando inizio un percorso di affiancamento in azienda, mi confronto sempre più spesso con manager sotto pressione, chiamati a implementare velocemente doti di Leadership nel loro bagaglio di competenze per raggiungere con successo gli obiettivi prefissati e gestire i collaboratori in modo efficace.

Il fattore che maggiormente li sprona ad attuare il cambio di passo è l’acquisizione di autorevolezza dinnanzi agli occhi del team: essere in grado di entrare in connessione con loro, conquistarne la fiducia, diventare un punto di riferimento da stimare. Questi sono i punti saldi del passaggio da capo a Leader su cui lavoriamo ogni giorno in azienda.

 

Da capo a Leader per esaltare il valore del team

 

Il capo detiene il potere decisionale, impartisce ordini da eseguire e detta le regole del gioco senza curarsi di esigenze e necessità dei propri collaboratori, basando le relazioni interpersonali sui principi dell’autorità e del controllo.

Il Leader, invece, guida il suo team con visione e coinvolge le persone nei progetti di sviluppo futuro, motivandole, facendole crescere, responsabilizzandole… e facendole amare il loro lavoro! Diventa così il punto di riferimento per la sua squadra, conducendola con mano sicura verso obiettivi comuni e sempre più ambiziosi. Il Leader fa parte di un processo dinamico, variabile a seconda del contesto e delle situazioni, in cui opera con discrezione e lungimiranza, trovando il punto di equilibrio tra i bisogni individuali e quelli del team.

 

L’Empowering Leadership

 

All’inizio dell’affiancamento, la prima cosa che trasmetto è che l’aumento del livello gerarchico porta con sé una progressiva diminuzione della rilevanza delle competenze tecniche a favore della valorizzazione delle competenze relazionali.

Il Leader è tale solo se supportato da un team affiatato e coeso, che corre insieme a lui verso i traguardi di crescita aziendale. Ecco perché l’elemento centrale sul piatto della bilancia riguarda lo sviluppo dei collaboratori e l’esaltazione delle loro potenzialità: comunicazione assertiva, ascolto attivo, mediazione costruttiva dei conflitti, responsabilizzazione dei componenti del gruppo, gestione di delega e feedback, valutazione delle performance secondo obiettivi e parametri condivisi.

In seconda battuta, lavoriamo sull’Empowerment dell’individuo, sprigionandone il Self Management e l’intelligenza emotiva: due attitudini indispensabili a gestire con accortezza le proprie e altrui emozioni e distinguersi così per empatia, proattività e consapevolezza. Spostare il paradigma verso un mindset flessibile e aperto alla cross-fertilisation permette al Leader di abbracciare e diffondere i principi del Change Management, facilitando così il team ad affrontare e superare i momenti di passaggio.

Infine, poniamo l’attenzione sugli strumenti a disposizione del Leader: report, dashboard, Gantt, KPI e schede di monitoraggio e valutazione. Analizzare il rendimento dei collaboratori e pianificare le attività per tempo agevola la distribuzione dei carichi di lavoro e permette di affrontare i problemi con spirito critico e in ottica di miglioramento continuo.

 

Cosa ci ha insegnato quest’ultimo biennio?

 

Il mondo del lavoro è cambiato e il ruolo del Leader è diventato centrale per mantenere salde le redini dei processi aziendali. Ha richiesto ai Leader di fare proprie skills per la gestione dei collaboratori da remoto, per tenere uniti membri del team che fino al giorno prima sedevano l’uno accanto all’altro, supportandoli emotivamente in una situazione di incertezza e squilibrio mai affrontata prima.

L’attitudine al Change Management è oggi più che mai fondamentale per accogliere le sfide e affrontarle a testa alta, con coraggio ed Envisioning. Sarebbe più semplice correre da soli verso il traguardo, ma un buon Leader mette al primo posto gli obiettivi comuni nell’ottica che “da soli si va veloci, ma insieme si va lontani”. E nella situazione attuale quello che conta è avere una visione chiara dello stato futuro d’impresa per distinguersi e rimanere competitivi.

 

Nicole Buso, PM Gestione Risorse Umane

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